“Halloween, no grazie: preferisco il Paradiso”. “Trick or treat” è l’usanza del “dolcetto o scherzetto”. Il significato dell’espressione inglese è “trucco o divertimento”, ma in realtà significa: “maledizione o sacrificio”. La notte di Halloween – una tradizione pagana del mondo celtico – gonfiata da una leggenda irlandese, rivisitata dalla commercializzazione americana e importata in Europa e in Italia.
Francamente, preferisco HOLY WEEN, solo Santi. Perchè? Perchè scelgo la vita piena e bella. Faccio mie le parole di don Marco Pozza – che tra i più non passa certo per un prete parrocchioso e bigotto – .
“Sul davanzale di novembre crisantemi, cimiteri addobbati di luce, preghiere silenziose e composite: è la memoria che va cercando lo spazio del cuore per riannodare vecchi volti. Storie già partite. Frammenti di eternità nello scorrere del tempo. La solennità dei santi e la commemorazione dei defunti sono l’eco di un limite che all’uomo non è dato oltrepassare: il mistero tremendo e affascinante della morte. Della conversazione tra cielo e terra. Tra tempo ed Eternità. Occasione di speranza per qualcuno: perché dopo la sorte toccata all’Uomo della Croce morire non è più assurdo e insignificante. Motivo d’angoscia per altri: perché quel limite richiama il senso della finitezza, dell’impotenza, del confine umanamente insormontabile. Del mistero. E all’insormontabile qualcuno risponde con la magia, l’esoterismo, il fascino attraente dell’occulto. La notte come spazio sempre più neutro tra la vita e la non-vita. E a tenerli uniti non sembra più essere la compagnia, ma le loro solitudini che, come anime vaganti, vanno accoppiandosi strada facendo. Devastati dagli “attacchi di nientite”, forse cercano di incontrare tutto eccetto che la loro stessa anima. Scherzo del Diavolo: che ai crisantemi sulle tombe, simbolo di uno sguardo verso l’alto, preferisce il vuoto delle zucche e la litania del dolcetto-scherzetto. Tanto per dimenticare. E lasciare qualche traccia del loro passaggio: un attacco di vomito, un cassonetto bruciato, una pallottola sparata. Non a caso in quella notte – che sta infiacchendo sempre più l’immaginazione festosa delle giovani generazioni – s’aggrappano alla voce della magia, dell’esoterismo, del fascino attraente dell’occulto”.
La notte di Halloween (“All Hallows’Eve day”), la festa più importante dell’anno per tutti i seguaci di Satana. Che, intelligentissimo, danza nascondendosi. La sua migliore pubblicità. Entra nelle scuole con feste e filastrocche in inglese, zucche e teste vuote. Passeggia nelle strade con “dolcetto o scherzetto”, con maschere carnevalesche e campanelli suonati fuggendo. Viaggia nei pensieri con l’antica leggenda di Jack, il fabbro malvagio. Con la magia dei racconti, il fascino catodico degli horror cult. E dietro le zucche un’illusione: diventare più furbi del Diavolo. Per evitare il mondo degli inferi. Pipistrelli e gatti neri. La luna piena, le streghe e i fantasmi: l’alfabeto dell’occulto che ad Halloween trova cittadinanza onoraria. Con tanto di consegna di chiavi della città dell’anima.
Che il popolo perisca per mancanza di conoscenza è una legge tutta sacra che discende dai vecchi profeti: eppure il miscuglio del bene col male, confuso e miscelato a proprio piacimento, riesce ancor oggi a soffocare nelle osterie della vita l’angoscia dell’esistenza. Gli addetti ai lavori da tempo pungolano, svegliano e provocano sugli effetti devastanti dell’alcol e del suo abuso: ma, a quanto sembra, la cosa non è poi sgradevole se frotte intere di bambini sempre più piccoli vengono iniziati a tale notte, preludio di notti ben più impegnative poi da digerire ed accettare.
Chi lavora nell’educazione sa che la vita è una somma di piccoli dettagli per leggere i quali occorre uno sguardo delicato e coraggioso: convinti che la lettura di certi blog e la frequentazione dei social forum stia diventando più istruttiva di mille trattati di pedagogia. Sarà pur vero che certe note non giungono più a penetrare nel cuore e le piste attestate non ottengono più i frutti un tempo copiosi: ma ciò non può valere come pretesto per decretare il pensionamento dell’educazione.
Pubblicizzata e forte del suo senso di mistero, la notte di Hallowen diverrà ben presto il giorno lavorativo più massacrante per coloro che dovranno ricostruire i cocci di tante esistenze giovani: nel fisico per le ubriacature, gli stordimenti e gli eccessi ma anche nell’animo per quella leggera ma diabolica presenza del nulla che s’appiccica come un’invisibile pioggerellina primaverile.
T’accorgi d’essere sudicio quando oramai i vestiti sono inzuppati. D’altronde, mica è stupido il dottor Lucifero. Che dà sempre l’impressione che i sogni siano fuori onda. E l’unico addestramento ricevuto e approvato sia quello alla tristezza. O allo sballo: che della tristezza è il più autorevole precursore.
Così, decidendo di non pensare alla morte, l’uomo scende a patti con l’Avversario, il demone per eccellenza. Fino ad organizzargli una festa senz’accorgersi che il credito procuratosi è l’angoscia. Ma se l’uomo s’accorgesse, la Menzogna tradirebbe la sua intelligenza. Alle zucche vuote di Halloween i cristiani rispondono con la preghiera per i propri defunti perché la loro anima giunga presto in Paradiso.