Inizia alla Camera la discussione sul ddl presentato da Roberto Giachetti per la liberalizzazione della cannabis e derivati -
di Paolo Deotto
Sulla fine di giugno l’attenzione incomincia già a spostarsi sulle vacanze. Sulla fine di giugno si pensa più volentieri ai quindici giorni al mare che alle noiose cronache parlamentari… e in quei giorni inizierà alla Camera la discussione sul disegno di legge che porta la firma di Roberto Giachetti, PD, tra l’altro candidato sindaco di Roma.
Il ddl si intitola “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”. Torna insomma trionfalmente in Parlamento una delle più infami menzogne, costruita decenni fa dai radicali e in buona parte anche dal Movimento Studentesco di Roma: la distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti”.
Infame menzogna, utilizzata ora per fare un altro importante passo verso la distruzione della società, peraltro già ben avviata da tempo col divorzio, l’aborto, la legge 40, e di recente con la legge Cirinnà e con l’ossessiva propaganda omosessualista, che martella tutti, anche i bambini delle scuole elementari.
La diffusione dell’uso degli stupefacenti è essenziale per chi lavora per realizzare una società di schiavi dementi, tutti uniti dal pensiero unico, favorito anche dalla tremenda situazione di resa al mondo in cui si trova la Chiesa. Una società destinata alla rovina. Il piano del demonio ogni giorno segna nuove vittorie.
La proposta di Giachetti ha già ricevuto l’appoggio di un centinaio di parlamentari, e si può esser certi che passerà, perché i “favorevoli” si trovano sia a sinistra, sia a destra. Del resto i parlamentari da tempo hanno rinunciato a ogni forma di esame e di critica. Essere macchine da voto con un eccellente stipendio mensile è assai più comodo.
Mi sono laureato in Giurisprudenza nell’anno accademico 1971/72. Ho avuto la fortuna di seguire le lezioni di Medicina Legale di un grande professore, Romeo Pozzato. Il testo di studio era quello famoso, di due altri grandi Maestri della medicina legale: i professori Antonio Cazzaniga e Caio Mario Cattabeni.
Ebbene, in quegli anni (e parliamo non di ieri, ma di quarantacinque anni fa), erano già ben noti gli effetti devastanti dei derivati della cannabis, hashish e marijuana.
A livello comportamentale, l’uso di cannabis causa principalmente:
• Imprevedibilità di comportamento (aggressività, che può essere seguita da apatia, e viceversa).
• Incapacità di concentrazione e di memoria (effetti questi ben constatati da tanti insegnanti).
• Fasi di esuberanza sessuale incontenibile, seguite da fasi di indifferenza.
• Incapacità di regolare e controllare l’istintività.
• Allucinazioni.
Ma ci sono effetti ben peggiori, anch’essi ben conosciuti da decenni: l’uso della cannabis può causare danni alle cellule cerebrali. Non è raro che il consumatore abituale di cannabis abbia fenomeni di allucinazione anche se “disintossicato”. Le lesioni cerebrali infatti – non guaribili – restano come danno permanente e l’aver cessato l’assunzione della droga non giova, perché ormai il cervello è danneggiato.
La risposta personale all’uso della cannabis è molto variabile, né si possono stabilire parametri sicuri. C’è indubbiamente chi ne fa uso per anni senza subire gravi conseguenze, ma c’è anche chi invece patisce gravi danni, sia contingenti che permanenti. Insomma, è una pazzesca roulette russa: quando si schiaccia il grilletto non si sa se la cartuccia sia in canna.
Tutte queste cose erano ben note, studiate, sperimentate, decenni fa. Ora qualche studioso le “riscopre”, come novità eccezionali.
Come è nata l’infame menzogna della distinzione tra droghe “leggere” e “pesanti”?
Senza dubbio la responsabilità maggiore ricade sull’attività criminale dei radicali, da sempre diffusori frenetici di tutto ciò che porta alla morte. Marco Pannella ha cessato di fare danni da poche settimane e non ha mai avuto una parola di pentimento per la sua sciagurata propaganda a favore degli stupefacenti.
Ma una pesante responsabilità storica è anche quella del Movimento Studentesco. In particolare a Roma (parliamo degli anni dal sessantotto in poi dello scorso secolo), quando il Partito Comunista iniziò a stringere i cordoni della borsa, il Movimento Studentesco della Capitale avviò il business della cannabis per finanziarsi. Poiché la cretineria ideologica ammantava ogni azione, si inventò anche una curiosa distinzione: l’eroina e la cocaina come “droghe capitaliste” e la cannabis era la droga “proletaria”. Ovviamente bella, buona e innocua.
Curiosità storica: Ho Chi Minh, presidente del Vietnam del Nord, negli anni della guerra dichiarò senza problemi che una delle armi usate contro i soldati americani era proprio la diffusione tra di essi della cannabis, il cui uso abituale rendeva gli uomini apatici e inabili al combattimento.
La menzogna, fiorita e coltivata nel periodo sessantottino, divenne, come tutte le menzogne, “verità assoluta”, indiscutibile, favorita poi dal sempre più diffuso concetto di “libertà” come facoltà di fare tutto ciò che passa per la testa, comprese le peggiori idiozie. Tale concetto di “libertà”, favorito dalla resa al mondo che la Chiesa ha fatto da decenni, rinunciando al suo dovere di guida morale, ci ha portato alla brillante situazione che oggi viviamo.
E, per tornare al sottotitolo, poiché non è possibile credere che tutti i parlamentari che hanno appoggiato, e che voteranno, il ddl Giachetti siano diabolici complottisti (a ben considerare, faremmo loro troppo onore), possiamo solo sconsolatamente constatare che siamo in mano a una manica di beoti, che votano ciò che viene servito loro sul piatto. Obbediscono, incassano il loro ricco stipendio mensile, in parte cospicua esentasse, e votano. E di ciò che votano, non gliene frega nulla.
Cosa possiamo fare di fronte a questo nuovo attentato alla libertà (quella vera) e alla civiltà? Materialmente nulla. Ma possiamo fare moltissimo se restiamo saldi nella Fede, se denunciamo comunque la menzogna, se riusciamo a costruire e mantenere vive le roccaforti in cui non entri il verme malefico della distruzione. E torniamo sempre a quel concetto, che non si ribadirà mai troppo: dobbiamo conservare il buon seme della Fede, da rimettere a fiorire nella terra quando la società dei pazzi sarà arrivata alla sua inevitabile meta: la distruzione.
FONTE: Paolo Deotto, Riscossacristiana.it, 14/06/2016 (>QUI<)