"Essere uomo" o "essere donna" non è una costruzione culturale, ma un dato biologico che va rispettato e valorizzato -
“L’inganno della teoria Gender”: con questo tema Sabato 4 Marzo si è svolto il convegno con il dott. Raffaele Cavaliere, psicologo-psicoterapeuta di Ladispoli, presso la Parrocchia Sant’ Andrea Apostolo in Osteria Nuova - Roma. Don Roberto Leoni, nella sua introduzione, ha ribadito che “Se noi cancelliamo la differenza cancelliamo la nostra origine e il nostro destino, non solo Dio ma l’uomo e il suo futuro”. Solo Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo e gli rivela la sua vocazione (Gaudium et Spes, 22 ).
E’ stata poi la volta del dott. Cavaliere che nella bellissima esposizione su tutta la questione ha ripercorso le fasi dello sviluppo della personalità che va in parallelo con la maturazione sessuale: “Durante tutto l’arco della vita l’uomo si evolve. Nei suoi cicli di vita l’uomo, grazie alla complessità delle sue esperienza, mostra una ricchezza esperienziale non indifferente che gli permette un facile adattamento a tutti gli ambienti. Tutte le fasi evolutive sono accompagnate dallo sviluppo sessuale. La dualità di maschio e di femmina si supera integrando nell’uomo la parte femminile (anima) e nella donna la parte maschile (animus). La polarità del mondo materiale è la base dello sviluppo e consente l’evoluzione. La persona equilibrata ha ben sviluppate entrambe le parti e per fare ciò è necessario conoscere profondamente l’altro genere..
Attualmente la nostra società prova ad imporre in tutti i settori della vita il “Pensiero Unico” che attraverso la presunta omofobia (neologismo inventato dai media per definire gli atti di violenza, fisica o verbale, contro gli omosessuali – che vanno sempre e comunque condannati, come ogni altra violenza – e contro le associazioni LGBT), promuove la teoria del GENDER: vivere “da uomo – maschio” o “da donna - femmina” non corrisponderebbe più a un dato biologico ma ad usa costrizione culturale.
Per la formazione della personalità è molto importante, invece, l’identità di genere che generalmente si costituisce nell’individuo con il “complesso di Edipo” nei maschi e nelle femmine con il “complesso di Elettra”. Il bambino si identifica con il genitore dello stesso sesso per iniziare l’esplorazione del mondo secondo il suo genere. Avendo un punto di partenza, un riferimento concreto la sua identità gli consente di confrontarsi con il mondo che è diverso da lui.
L’unità nella diversità, l’accettazione del diverso da sè, il rispetto per i modi di essere differenti degli altri possono essere sviluppati con maggiore facilità quando c’è una propria consapevolezza di chi si è e cosa si vuole in questo mondo. Sentirsi appartenenti ad un genere, ad un ceto, ad un gruppo culturale dà sicurezza. Chi ha fiducia in se stesso può esplorare nuovi orizzonti e può più facilmente integrare il diverso da sé.L’individuo raggiunge una personalità equilibrata quando sia il maschile che il femminile possono esprimersi adeguatamente nei vari settori esistenziali.
L’ ideologia GENDER, al contario, intrappola l’essere umano in qualcosa di “amorfo”, “indifferenziato”: il pericolo che ne deriva è che si pretende di influire il modo di pensare, di educare, mediante scelte politiche, ma anche di vincolare sotto il profilo penale chi non si adegua (decreto legge Scalfarotto); impone atti amministrativi (alcuni Comuni e alcuni enti hanno sostituito i termini “padre” e “madre” con “genitore 1” e “genitore 2”); educativi (la cosiddetta “strategia nazionale” per introdurre nelle scuole testi e programmi “aperti” alla ricezione della teoria del gender e cioè l’eliminazione del maschile e del femminile, quindi dei modelli familiari naturali): è un vero e proprio attentato alla libertà di pensiero e di educazione da parte di una minoranza (gendercrazia).
Voglio concludere nel ringraziare ancora una volta il dott. Cavaliere per averci ricordato che la “psicologia dell’uomo e della donna” è integrazione del corpo sessuato: non si sceglie di essere uomo o donna, non si sceglie l’alterità: essa è inscritta dentro di noi. L’identità non può essere costruita, ma si integra con lo sviluppo della personalità. Per questo occorrono luoghi realmente educativi: casa, scuola, parrocchia dove poter vivere la bellezza della differenza nella scoperta della propria identità e reciprocita’.
Katiuscia Longobardi
foto: D. Baiano